24 settembre, 2007

Point of view

Citazione dal Bar Sport di Stefano Benni.

COS'E' UN UBRIACO
Divagazioni filosofiche del professor Piscopo

"Prendete una qualsiasi persona, versatele dentro cinque o sei litri di birra, e ne farete un ubriaco", diceva Schopenhauer agli alunni del suo corso di Pessimismo all'università di Jena. Era una frase che il Maestro ripeteva spesso, e gli alunni si chiedevano ogni volta se il loro insegnante era molto profondo o molto ubriaco.
In realtà Schopenhauer voleva dire che ognuno di noi è un ubriaco in potenza. Naturalmente, essendo ubriaco, aveva bisogno del paragone della birra per dare un'idea dell'ubriachezza. Se fosse stato sobrio, avrebbe usato altri termini, e non si sarebbe sdraiato sulla cattedra.
In realtà, soleva chiedersi spesso il filosofo, cos'è un ubriaco? E, penso, qualcuno di voi si sarà talvolta rivolto la stessa domanda. Non è, evidentemente, uno che beve. Tutti noi beviamo. Non è nemmeno uno che beve molto. I cammelli bevono molto, ma non ne ho mai visto uno cacciato fuori da un bar.
Schopenhauer, ad esempio, dava questa definizione dell'ubriaco: "Un ubriaco è quella persona che dopo aver bevuto molto vino, o birra, o bevande alcoliche, a fine serata vede due baristi dietro il banco". In realtà, è una definizione errata, come ebbe a fargli notare Hobbes. Se ad esempio al bancone del bar servono marito e moglie, cioè due baristi, tutti gli avventori del bar sono da considerarsi ubriachi? Evidentemente no. Quindi la definizione esatta, secondo Hobbes, è la seguente: "Un ubriaco è quella persona, che dopo aver bevuto molto vino, birra e melassa, a fine serata vede il doppio dei baristi che vedeva prima di bere".
A parte il fatto che Hobbes, come avrete notato, ha messo la parola "melassa", al posto delle bevande alcoliche, e questo non è ontologicamente corretto, perchè corrisponde ad un suo gusto soggetivo, non si vede come questa definizione possa essere presa per buona. "Infatti", critica Schopenhauer, "la teoria del doppio è assurda. Mettiamo il caso che all'inizio, quando il futuro ubriaco inizia a bere, al bancone ci sia solo il marito, e la moglie sia a spazzare il retrobottega. A fine serata l'ubriaco, non vedrà marito + marito: ma due mariti e due mogli, cioè quattro volte il numero iniziale. Inoltre, una persona che va al bar per divertirsi, non può mettersi a contare il numero dei baristi tutte le volte per essere sicuro di accorgersi quando è ubriaco."
La critica di Schopenhauer è molto feroce, certo, ma in re ipsa ineccepibile, almeno fino a questo punto.
"Hobbes," prosegue Schopenhauer, "può continuare nella sua vana ricerca di una definizione matematica dell'essenza dell'ubriachezza. In realtà, egli è un bevitore di melassa e come tale dovrebbe limitarsi a parlare di libri per ragazzi. Comunque, se una definizione dell'ubriaco può essere tentata, io suggerirei questa: 'Ubriaco è quella persona che, dopo aver bevuto molto vino, o birra, o fernet, o bevande alcoliche, non riesce a stare in piedi su una gamba sola e a braccia aperte, e a camminare dritto su una immaginaria linea retta'."
Definizione granitica, nella quale però anche voi potete cogliere qualche debolezza. Il che non sfuggì a Hobbes, il quale soleva dire che "In amore e in filosofia tutto è lecito", come ben sapevano le sue scolare. Egli attaccò l'edificio schopenhaueriano con le pesanti mazzate della sua dialettica. Rilevò in primo luogo la presenza della parola "fernet" nel discorso del Maestro. "Evidentemente," scrisse Hobbes, "nella camera dove ormai vive rinchiuso, Schopenhauer ha trovato una bottiglia di fernet, e questo ha gravemente deviato la sua prospettiva metodologica; infatti la sua ultima definizione è un capolavoro di formalismo, senza alcun contenuto. Prendiamo il fatto dell''una gamba sola e con le braccia aperte'. E' ovvio che ben poche persone civili si sono mai trovate in vita loro in una simile posizione. Eppure, non penso che debbano essere considerate ubriache. Neanche il Papa, immagino, saprebbe restare su una gamba sola e con le braccia aperte. Schopenhauer vuole forse fare del sottile anticlericalismo? E poi, come dobbiamo immaginare che funzioni questo criterio? Forse che una persona deve entrare in un bar saltellando su una gamba sola, per dimostare di essere sobria? E lo sarà per tutto il tempo che riuscirà a restare in quella scomoda posizione? E se metterà il piede a terra, dovrà da quel momento essere considerata ubriaca? E come farà a bere se deve tenere le braccia aperte? Schopenhauer risponda a queste domande, e gli regalerò una bottiglia di brandy. Inoltre, cosa vuol dire un''immaginaria linea retta'? E' ovvio che, se diamo spazio all'immaginazione, il rigore scientifico va a farsi benedire. E se io non riesco a immaginare una linea retta, ma solo donne nude? E se anche riesco a immaginarla, chi mi dice che è retta, e che la fantasia non mi giochi un brutto scherzo, e che non debba camminare tutta la notte su una circonferenza? Mi sembra di essere stato chiaro, anche se spietato. Propongo dunque, come mia ultima definizione la seguente, che mi sembra perfetta: 'Ubriaco è quella persona che, dopo aver bevuto molto vino, o birra, o melassa, esce da sé'."
Definizione breve, illuminante, che però, come potete immaginare, non può soddisfare completamente una mente superiore. "Infatti," scrisse Schopenhauer, "mi sembra che stiamo cadendo nel ridicolo. La frase 'esce da sé' è un capolavoro di scemenza. Esce da sé? E dove va? E se esce da sé, lascia dentro tutto quello che ha bevuto? Ma allora non è più ubriaco. E se si porta dietro tuto quello che ha bevuto, cosa dice il primo sé? E il barista, chi deve far pagare? Il nuovo sé, il vecchio sé abbandonato, o tutti e due? Non vorrei che questa fosse una scusa per bere gratis alle spalle di chi lavora.
"Comunque, concedo un'ultima possibilità alla discussione. Non per Hobbes, che è troppo occupato a entrare e a uscire dal suo sé per parlare di filosofia, ma per quanti hanno a cuore la civile disputa dialettica. Dirò allora che 'Ubriaco è quella persona che ha bevuto molto, ma molto, molto vino, birra e bevande alcoliche'."
Mi sembra che l'intuizione del Maestro non abbia bisogno di commenti. Questa volta, anche Hobbes fu d'accordo e pagò da bere.

Ciao Ciao
Marty

11 settembre, 2007

Who let the dogs out?

Udite, udite finalmente Picci Ugo ha imparato un nuovo comando. Dopo un facilissimo "seduto" e un originalissimo "bici" ha imparato a eseguire "zampa". Ci sono voluti un po' di tempo e un bel po' di pezzettini di pane, ma alla fine sono riuscita a convincerlo a staccare la zampa da terra e a metterla sulla mia mano. Ora è quasi un professionista di "zampa", infatti basta mostrargli un pezzetto di cibo, dirgli "zampa" e lui ti mette la zampina sulla mano. Spesso però appena vede che hai qualcosa da mangiare ti dà direttamente la zampa senza aspettare che gliela chiedi: dopotutto Picci è fatto così, per un po' di cibo venderebbe anche la cuccia! C'è anche un filmato che mostra Ugo all'opera, e per questo lancio un appello agli esperti Andre e Tommy per aiutarmi a metterlo sul blog! Per adesso dovete crederci sulla parola, oppure venire a trovare Picci Ugo (muniti di cibo ovviamente!).
Ciao ciao
Marty